L'OPERA E LA SUA STORIA
La Cappella degli Scrovegni,
capolavoro della pittura del Trecento italiano ed europeo, è
considerato il ciclo più completo di affreschi realizzato dal grande
maestro toscano nella sua maturità.
Il senso della natura e della storia, il senso di umanità e di fede
fusi assieme per narrare in un modo unico, irripetibile le storie della
Madonna e di Cristo.
Giotto termina gli affreschi della Cappella entro i primi mesi del 1306.
In questa data "...la cappella presenta un'architettura molto
semplice: un'aula rettangolare con volta a botte, un'elegante trifora
gotica in facciata, alte e strette finestre sulla parete sud, un'abside
poligonale poi sopraelevata per la cella campanaria".
Il ciclo pittorico della Cappella è sviluppato in tre temi principali:
gli episodi della vita di Gioacchino e Anna (riquadri 1-6), gli episodi
della vita di Maria (riquadri 7-13) e gli episodi della vita e morte di
Cristo.
In basso a questi affreschi, una serie di riquadri illustra le allegorie
dei Vizi e delle Virtù.
Sette secoli fa, nell'anno del
primo Giubileo (1300), fu posta la prima pietra della Cappella che
Enrico Scrovegni, ricco banchiere e uomo d'affari padovano, aveva fatto
erigere a completamento del palazzo.
Per adornare l'edificio, destinato ad accogliere lui stesso e i suoi
discendenti dopo la morte, Enrico chiamò due tra i più grandi artisti
del tempo: a Giovanni Pisano commissionò 3 statue d'altare in marmo
raffiguranti la Madonna con Bambino tra due diaconi, a Giotto la
decorazione pittorica della superficie muraria.
Giotto era un artista già celebre: aveva lavorato per il papa nella
Basilica di S.Francesco in Assisi e in S.Giovanni in Laterano a Roma, a
Padova nella Basilica di S.Antonio e nel Palazzo Comunale (detto
"della Ragione").
A lui venne affidato il compito di raffigurare una sequenza di storie
tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento che culminavano nella morte e
resurrezione del Figlio di Dio e nel Giudizio Universale, allo scopo di
sollecitare chi entrava nella Cappella a rimeditare sul suo sacrificio
per la salvezza dell'umanità.
Egli immaginò una struttura architettonica in finti marmi dipinti che
sorregge la volta dall'aspetto di cielo stellato e i riquadri con le
storie della Vergine e di Cristo.
L'opera fu ultimata in tempi molto brevi tanto che nel 1305, dopo 2 soli
anni di lavoro, la Cappella era tutta decorata e veniva consacrata per
la seconda volta.
Non si sa nulla, ancora oggi, della storia della Cappella fino all''800,
quando rischiò di scomparire per il disinteresse dei nuovi proprietari
che avevano lasciato crollare il portico sulla facciata ed il palazzo
fatto costruire da Enrico.
Questi eventi si rifletterono negativamente sulla Cappella, rimasta
senza appoggio e priva di protezione sul lato sinistro e sulla facciata.
L'intervento del Comune, che nel frattempo l'aveva acquistato (1881),
servì ad impedirne la perdita, ma sia l'edificio che gli affreschi
erano già gravemente danneggiati.
Furono messi in opera radicali interventi di restauro soprattutto a fine
'800 e agli inizi degli anni '60. Ma più recentemente si era venuto a
creare un nuovo fenomeno di degrado causato dall'inquinamento, per cui
il colore si polverizzava e cadeva.
Per capire come interviene, per alcuni anni furono effettuate indagini
scientifiche mirate dai cui risultati si potè dedurre cosa fare per
rallentare il degrado e, soprattutto, per impedire che in futuro esso
subisse di nuovo pericolose accelerazioni.
Gli interventi conseguenti ebbero conclusione quando, il 31 maggio 2000,
venne attivato il Corpo Tecnologico Attrezzato (CTA), "polmone
tecnologico" a protezione del più importante ciclo pittorico di
Giotto ed uno dei più importanti di tutti i tempi.
Solo dopo averne controllato per un anno il corretto funzionamento di
prevenzione ambientale si sono potute iniziare le operazioni di
conservazione e di restauro.
IL RESTAURO EFFETTUATO
I criteri seguiti, esposti in
occasione della presentazione al pubblico del progetto di restauro il 12
giugno 2001. presso il Museo civico agli Eremitani, sono stati:
*Interventi conservativi d'urgenza nelle zone
a massimo rischio
*Attenuazione delle disomogeneità cromatiche
derivanti da differenti interventi di restauro (Botti e Bertolli
fine '800, Tintori inizi anni '60)
Quanto al punto 1. si è
proceduto al consolidamento dell'intonaco e della pellicola pittorica ed
alla rimozione delle efflorescenze saline, che ottundevano il rilievo
plastico delle immagini oltre a mantenere attivo il degrado; per il
punto 2. gli aspetti più importanti riguardano, per la loro estensione,
le mancanze del colore azzurro di fondo e le stuccature di lacune
dell'intonaco dovute a vecchi restauri. Le lacune nell'azzurro vengono
"abbassate" cioè fatte arretrare otticamente in modo da non
dare fastidio a chi guarda pur senza ripristinare il colore mancante e
si cerca di fare assumere alle stuccature un aspetto il più possibile
omogeneo, di "intonaco abbassato", perchè interferiscano al
minimo nella lettura dell'immagine.
In casi particolarmente significativi (per esempio la finta architettura
dipinta che sorregge tutta la decorazione esostiene riquadri) le lacune
vengono reintegrate "a tratteggio".

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